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Pasticcioni rosso-verdi

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La questione dei candidati di Fronte Verde ha fatto volare parole grosse tra Pippo Civati e i Verdi, che hanno tirato in ballo uno l’antifascismo e gli altri l’antifascismo autoritario. Ma la questione riguarda soprattutto la difficoltà di usare le solite categorie politiche per definire questioni più complesse (per esempio, il cambiamento climatico) e la scarsa capacità di dialogare con interlocutori diversi – non i fascisti – fuori dagli schemi.
Resta anche il fatto che la “onda verde” in Italia è al massimo un’ondina e che senza un partito nuovo e strutturato gli ecologisti resteranno a fare testimonianza.

La querelle Pippo Civati VS Verdi sulla candidatura di presunti candidati di estrema destra nelle fila di Europa Verde ha avuto forse un merito indiretto, quello di far parlare i media, anche troppo, di questa lista, quando mancano pochi giorni ormai alle elezioni per l’Europarlamento (26 maggio).
Secondo me, però, la vicenda evidenzia soprattutto  i limiti e le difficoltà delle due forze politiche, che pure hanno molti punti in comune, nonché la goffaggine dei loro leader. Che sono riusciti a polemizzare abbastanza inutilmente, lasciando temere che dopo le elezioni i rapporti tra le due formazioni, che probabilmente non avranno eletti  (perché dovrebbero raggiungere la soglia del 4%), restino difficili.

Europa Verde è la lista che unisce alle elezioni la Federazione dei Verdi e Possibile. Possibile ha deciso di apparentarsi all’ultimo minuto, dopo un referendum interno vinto con una maggioranza non schiacciante da quanti preferivano l’alleanza coi Verdi a quella con La Sinistra. In precedenza i Verdi avevano stretto un patto con Italia in Comune, la formazione che fa capo al sindaco di Parma Federico Pizzarotti, fallendo invece l’aggancio con i radicali di +Europa. Ma in zona Cesarini, probabilmente a causa dei sondaggi elettorali che davano +Europa vicina alla soglia del 4% (senza raggiungere la quale non si hanno eletti), Italia in Comune ha cambiato idea e ha mollato i Verdi per il partito guidato da Benedetto Dalla Vedova.

Cos’è invece Fronte Verde? È un’associazione-partito nato nel 2006 a destra, nella galassia degli ex del Movimento Sociale e del Fronte della Gioventù, guidato da Vincenzo Galizia, che di professione, stando al web, fa l’agente immobiliare.
Per qualche anno, Fronte Verde è una destra social-ambientalista, che ce l’ha coi verdi perché troppo di sinistra, ma venera Gino Strada e Josè Bové, nonché Alexander Langer, è anti-nucleare, è piuttosto anti-Islam e per l’Europa dei Popoli. Quando decide di partecipare alle elezioni, in rari casi con liste locali, si aggrega all’estrema destra (nelle Marche ma anche nel Lazio).
Poi però, mentre si avvicina anche al M5s, diventa più trasversale politicamente. Nel 2013 (e poi di nuovo nel 2018) appoggia Esterino Montino (Pd, ex Pci, già vice presidente del Lazio e assessore a Roma) a sindaco di Fiumicino. Si occupa di temi cari a tutti gli ecologisti, dagli Ogm al cambiamento climatico, ma non prende posizione su questioni socialmente divisive (l’immigrazione, per esempio).
Col crescere del movimento sul cambiamento climatico, che negli ultimi mesi è cresciuto soprattutto in Europa grazie alla figura di Greta Thunberg, il Fronte Verde e parte dell’arcipelago dei delusi del M5s, e di una serie di liste civiche ambientaliste, cominciano a cercare un approdo politico, e guardano anche ai Verdi.

I contatti si sono sviluppati per alcuni mesi. E hanno portato, alla fine, alla scelta di proporre un certo numero di persone per la lista che i Verdi stavano approntando (prima con Italia in Comune, poi con Possibile). I Verdi hanno poi “scremato” la proposta iniziale – ma ci hanno messo un po’ di tempo, perché non hanno subito verificato il curriculum politico di quelli che hanno poi deciso di escludere, provocando qualche malumore – e hanno accettato alcuni dei nomi. In particolare, il romano Mario Canino (ex Rifondazione, ex Italia dei Valori, ex M5s), la napoletana Giuliana Farinaro (ex militante dei verdi e ora dirigente locale di Fronte Verde) e la palermitana Elvira Vernengo, un’artista attiva anche sul fronte umanitario e ambientalista.

Dopo l’uscita di un articolo del “Foglio” su Fronte Verde e i suoi candidati, Pippo Civati ha deciso di ritirare la sua candidatura per protesta contro la presenza di estremisti di destra in lista. Ovviamente si tratta di un atto simbolico, perché la candidatura non si può ritirare. E anche perché molto probabilmente, come dicevamo, Europa Verde non supererà la soglia di sbarramento.

La risposta dei Verdi è stata… incasinata. Prima, come scrivono Civati e il Post, Il Sole che Ride ha detto che i candidati erano sospesi, poi è uscito un post di Angelo Bonelli (ex portavoce, che oggi è ufficialmente coordinatore della segreteria, e che sembra sostanzialmente guidare il partito) che ha accusato Civati di antifascismo autoritario.

Il problema è che qui l’antifascismo, autoritario o democratico che sia, non c’entra nulla. Perché i tre tizi citati nell’articolo non sono estremisti di destra, scrive lo stesso Bonelli. Al massimo, aggiungo io, si tratta di candidati di poco spessore ( con molti altri insieme a loro), anche perché per le Europee si vota su collegi molto grandi, e questi sono esponenti molto molto locali, in una lista che ha già pochissime chance.

E allora? Il problema è il rapporto con Fronte Verde (e con gruppi simili, con un numero di liste locali più o meno ambientaliste e civiche, ma spesso chiuse nel localismo)? Anche se questa organizzazione è sicuramente piccola e poco influente, è però interessante per le sue posizioni, come raccontavo prima. Quelli di FV hanno iniziato come “ecologisti di destra” (il che non è affatto assurdo, perché la questione ambientale non è necessariamente solo “di sinistra”…), ma ora sembrano più aperti. Scrivono di Europa democratica, non sono sovranisti (i quali negano il cambiamento climatico, perlatro, perché necessita di una risposta globale).
Insomma, una roba diversa da Lega, Casapound, Forza Nuova, Fratelli d’Italia.

Magari c’è stata un’evoluzione, nel loro pensiero, e allora sarebbe il caso di coglierla (tanto per, ricordo alcuni ex finiani oggi celebrati come sinceri democratici, come Flavia Perina, nonostante il loro passato nel Msi). O magari si tratta soltanto di entrismo un po’ furbetto, chissà, di alcuni riciclati di secondo e terzo piano che cercano spazio e hanno pensato che con Greta e il cambiamento climatico c’è spazio per infilarsi.
Ma varrebbe il caso di capirlo. Il che non significa “dare spazio ai fascisti”, ma esercitare un po’ di metodo socratico.

Dopodiché, mi permetto di aggiungere, il punto è che con i sistemi elettorali attuali, che prevedono tutti soglie di sbarramento, gli ecologisti possono sperare in una rappresentanza solo se danno vita a un partito forte, chiaro, riconoscibile, convincente, oppure se costituiscono una lobby, un gruppo di pressione. Entrambe le opzioni, in passato, sono state giocate, con scarso successo.
Possibile e i Verdi dovrebbero dunque pensare a cosa fare dopo il 26 maggio, senza scomodare a sproposito l’antifascismo, che sia autoritario o democratico. Non perché non ci sia un problema serio con gruppi fascisti e con chi, soprattutto, ne usa le tematiche. Ma perché ci sarebbe da costruire una forza Eco-solidale, per esempio.


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